Riporto qui una piccola intervista fatta dal sottoscritto a un luminare della psicologia torinese.
Non vi dico chi è. Nè ve lo dirò mai, perché io fui ma non sono più giornalista e queste cose le faccio per puro interesse personale. E perché il colloquio intercorso non è stata un'intervista, ma un semplice colloquio fra amici davanti a un camino.
La persona in questione è una di quelle cosiddette brave, cioé che ci sa fare con la capoccia.
È esperta di calcio, amante di calcio, ma non solo, però spesso ci lavora. Ha clienti nel settore.
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Collina torinese. Interno sera.
Quattro amici, una bottiglia di Nebbiolo, due castagne, una libreria, una foto di Sivori alla parete. Un famoso psicologo di fede juventina, un amico granata che sbuffa e soffre guardando la foto di Sivori. Io della Roma. E un quarto dell'Hellas che beve come un veneto e annuisce di tanto in tanto.

D: Esiste la sfiga?
X: Intendiamoci, la Sfiga con la S maiuscola, la divinità Sfiga ovviamente no. Esiste però la sfiga in quanto autoprofezia o meglio ancora come ordine inconscio che un individuo si dà o meglio riceve.
D: Che vuol dire?
X: Che esistono ordini che tu dai a te stesso, di cui non hai consapevolezza, che ti portano in una direzione e consentono a fatti negativi di accadere. Questi ordini quasi sempre provengono dalla famiglia di appartenenza. Sono cose che la psicologia ha appurato da tempo ormai. Ti faccio un esempio banale: sappiamo che la paura è desiderio. Se ho paura che un fatto avvenga, inconsciamente provo desiderio che avvenga. Fatto ormai accertato, ripeto, in psicologia. La psicologia è scienza. Ripetiamo esperimenti, per chiarezza. Non è magia. Dunque quando una mamma ripete ossessivamente a suo figlio: attento che caschi dall'altalena, il bambino cadrà dall'altalena. Noi poi diciamo che la mamma gliel'ha tirata. In realtà il bambino ha ubbidito a un ordine inconscio della madre. Ordine peraltro che proviene dagli avi della mamma: dal suo sistema familiare.
D: Ma come potete essere sicuri di una cosa del genere, voi psicologi?
X: Perché esistono eventi che, nei sistemi familiari, si ripetono con cadenza precisa. Questi ordini familiari si trasmettono per via inconscia.
D: Puoi spiegare meglio?
X: Io ho paura dei serpenti. Non ne ho una paura razionale. Non ne ho mai incontrato uno. Non ne ho esperienza diretta. Ma è possibile, anzi probabile, direi certo, che un mio avo, con il quale non ho avuto contatti diretti, abbia avuto un trauma psicologico con i serpenti. Questo trauma ha generato una paura. Questa paura è stata trasmessa di generazione in generazione, a volte saltando nelle generazioni un po' come il colore degli occhi, ma palesandosi lo stesso. Come avviene? Attraverso messaggi inconsci. Altro esempio. In una famiglia, l'uomo di riferimento muore o finisce in galera o è disperso in guerra. Per il sistema familiare, questo è abbandono. Le donne della famiglia genereranno una naturale tendenza a non 'fidarsi' dell'uomo in generale, perché abbandona. E poichè il padre è Dio, così come la madre, le figlie tenderanno a ubbidire all'ordine inconscio che le ha viste 'abbandonate' e quasi sempre cercheranno uomini che abbiano la tendenza ad abbandonare. Anche perché nessun uomo, per una donna, può essere migliore del padre.
D: Ma allora siamo predestinati davvero? Tutto questo si infila nel DNA...
X: Non esattamente. Il DNA è una struttura fisica. Il retaggio familiare si può cambiare. Insomma si può guarire.
D: E come?
X: Il primo passo verso la guarigione è rendere conscio l'inconscio. Insomma prendere consapevolezza che certi nostri atteggiamenti che ci fanno rabbia, che odiamo di noi stessi e ci provocano problemi col prossimo, non sono nostri: ma sono ordini a cui ubbidiamo. Una volta presa coscienza che non è roba tua, puoi cominciare a rispedirli al mittente.
D: Questo vale per la famiglia. Può valere anche per sistemi più allargati?
X: A maggior ragione! Un villaggio in cui i nazisti, faccio un esempio, hanno commesso eccidi massacrando donne e bambini, svilupperà un inconscio collettivo potente. Guarda ad esempio l'estrema aggressività del popolo israeliano.
D: Quindi anche nel calcio?
X: Certo. Il meccanismo è sempre lo stesso. Vuoi un esempio?
D: Sì grazie.
X: Bon. Sai che per tentare di guarire, uno strumento è la costellazione familiare (la rappresentazione da parte di estranei del proprio sistema familare. ndr). Funziona. Ma funziona se si vuole far emergere l'inconscio per portarlo nel conscio e cominciare a guarire.
D: E che c'entra col calcio?
X: Qua siamo a Torino. Ogni volta che il Toro prende un giocatore nuovo, cos'è la prima cosa che fa? Pensaci.
D: Lo porta a Superga...
X: Bravo. E che avviene a Superga?
D: Boh...
X: Una costellazione familiare in versione negativa. Cioé viene rappresentata una tragedia da cui il popolo granata in definitiva non vuole uscire. Al giocatore nuovo, inconsciamente, viene detto: benvenuto nella famiglia torinese: questa è la nostra tragedia e tu appartieni alla tragedia. Insomma anziché operare nella direzione della guarigione psicologica, si preferisce restare nel circolo vizioso della patologia per cui la grandezza del Toro è finita per sempre quel giorno di maggio.
D: Vabbè e con la sfiga che c'entra?
X: Sai come si chiamava il pilota dell'aereo che si schiantò? Meroni. Vent'anni dopo un altro Meroni, ala brillantissima dei Toro e speranza dei granata, insomma una specie di Bruno Conti, fu travolto da un'auto dopo un Toro-Samp. E da chi fu travolto? Da un ultrà granata che sarebbe diventato presidente del Toro e li avrebbe portati in B! Tragedie su tragedie su tragedie... I granata le chiamano sfighe.
D: Chiaro. E io che sono della Roma?
X: Devi guardare all'evento più doloroso della tua esperienza calcistica, quello che ha condizionato la tua tribù o per meglio dire il tuo sistema familiare calcistico.
D: Roma-Liverpool...
X: Bravo. E che è successo?
D: Abbiamo perso in casa ai rigori.
X: Esatto, siete arrivati secondi. E dimmi. Quante volte siete arrivati secondi da allora? Pensi che sia sfiga? Sì lo è. Come lo è stato per i vostri padri nel 1984. Voi però non potete deluderli. Dovete essere sfigati come loro. A meno che non decidiate di guarire. Ma un conto è lavorare sull'individuo, un conto è lavorare sui sistemi complessi. Possono occorrere anche decenni, anche secoli.
D: E mio figlio che c'entra col Liverpool?
X: Mi vuoi dire che non gli hai mai parlato del Liverpool? Che a Roma non esiste una memoria collettiva di quell'evento? Comunque fai una cosa: comincia a guarire tu. Smettila di volerti sempre secondo. Comincia a immaginarti primo. È il primo passo che puoi fare per tutta la tua tribù.

Finisco il bicchiere di vino, faccio due passi in giardino e siccome siamo in collina a due passi da Superga, penso e ripenso che comunque in ogni caso, psicologia o non psicologia, la juve è la squadra di Satana. Senza dubbio.
E senza dubbio prima o poi occorre tagliargli la testa: altro che sfiga o non sfiga.